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DISCRIMINAZIONE DELLE PERSONE CON DISABILITÀ E TURISMO ASSAI  POCO ACCESSIBILE

 

Tempo di estate e tempo di vacanze..Per molti ma non per tutti.

L’esperienza ci insegna che talvolta le vacanze possono riservare brutte sorprese per i motivi più diversi (condizioni meteorologiche avverse, litigi con i propri compagni di viaggio, guasti alla macchina, problemi di salute imprevisti, e così via). A questi motivi, che possono riguardare la generalità delle persone e che costituiscono il classico margine di rischio di ogni partenza, si aggiungono delle situazioni che invece coinvolgono solo coloro che hanno una disabilità. Le persone con disabilità si trovano infatti sempre più spesso di fronte a vere e proprie barriere che impediscono loro di poter godere serenamente di un viaggio o di una vacanza.

Si tratta non solo delle classiche barriere architettoniche, presenti in diversi contesti turistici che impediscono fisicamente a una persona con problemi motori di accedere in un determinato luogo o di usufruire pienamente di un determinato servizio, ma anche (e soprattutto) delle barriere mentali e culturali che ancora oggi impediscono ad alcune persone di poter partecipare pienamente alle offerte turistiche rivolte alla generalità delle persone.

 La mancanza di gradini e di scale, la presenza di rampe e ascensori può consentire la semplice accessibilità nello spazio o nel luogo di interesse turistico, ma non garantisce la reale e completa usufruibilità del servizio turistico offerto. Le esigenze delle persone con problemi motori o con disabilità sensoriali devono pertanto essere pienamente conosciute dalle imprese turistiche e devono essere incluse insieme alle esigenze di qualsiasi altra tipologia di turista, in modo che i servizi forniti siano davvero usufruibili da tutti, senza discriminazioni.

Questa particolare attenzione verso tutte le tipologie di turista, a prescindere dall’età e dall’eventuale condizione di disabilità, da pochi anni è diventata oggetto di un proprio dovere giuridico a carico di qualsiasi operatore del turismo.

Per quanto riguarda la normativa nazionale, si deve rilevare che la Costituzione non tutela in maniera diretta il diritto alle vacanze. Infatti il co.3 art. 36 Cost. tratta di diritto alle ferie, ma non viene affatto specificato che queste non possano essere godute a casa propria.

Nella Costituzione vi è tuttavia una tutela, diciamo così, indiretta del diritto alle vacanze.

In primo luogo la libertà di circolazione di cui al co. 1 art. 16 Cost. e di sicuro pure il diritto alla salute dell’art. 32 Cost. Questo perché molti tipi di vacanze possono incidere positivamente, anche in maniera molto rilevante, sullo stato di salute.

Si rileva poi che viene spesso osservato correttamente che il diritto alle ferie citato qui sopra è finalizzato in maniera prioritaria, fra l’altro, al riposo. Molto spesso questo riposo avviene in maniera decisamente migliore in vacanza.

Infine, ma sicuramente in prima linea per quanto riguarda chi è costretto a vivere da disabile, ci sono l’eguaglianza e la non discriminazione dell’art. 3 Cost. Laddove i termini della comparazione sono coloro, che sono costretti a rinunciare alle vacanze per via della disabilità, e le persone normodotate, che vanno in vacanza (anche solo per qualche giorno).

Dal 21 giugno 2011 è poi entrato in vigore ilCodice del Turismo(Decreto Legislativo 23 maggio 2011 n. 79) che ha introdotto per la prima volta nel nostro ordinamento giuridico un vero e proprio diritto di fruire dell’offerta turistica in modo completo e autonomo, senza alcuna discriminazione rispetto agli altri turisti. Si tratta di una normativa che l’Italia ha dovuto introdurre anche per attuare i principi sanciti dalla Convenzione dell’Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità del 13 dicembre 2006, il cui art. 30 già imponeva agli Stati firmatari di garantire che persone con disabilità avessero accesso ai luoghi che ospitano attività turistiche.

L’art. 3 del Codice del Turismo stabilisce espressamente che “in attuazione dell’art. 30 della Convenzione Onu …lo Stato assicura chele persone con disabilità motorie, sensoriali e intellettive possano fruire dell’offerta turistica in modo completo e in autonomia, ricevendo servizi al medesimo livello di qualità degli altri fruitori senza aggravi del prezzo. Tali garanzie sono estese agli ospiti delle strutture ricettive che soffrono di temporanea mobilità ridotta.

Questa norma è molto importante e utile, in quanto per la prima volta in campo turistico la normativa considera in modo ampio e generale le esigenze delle persone con disabilità e degli anziani, Questo significa concretamente che il turista disabile ha il diritto di ricevere gli stessi servizi e con la stessa qualità degli altri turisti. Se poi per poter usufruire della stessa offerta turistica la persona con disabilità ha bisogno di particolari accorgimenti o adattamenti dell’offerta, questi adattamenti (se ragionevoli) devono essere obbligatoriamente forniti. Ciò per evitare che il turista con bisogni speciali possa essere escluso e discriminato.

Ma quando si guarda cosa accade in concreto, la realtà si mostra in tutta la sua inadeguatezza.

  1. Spesso quando si raggiunge un luogo di vacanza, se si tratta di località piacevoli, è verosimile che siano piene di auto, e per chi ha tali difficoltà (a differenza di chi è normodotato), anche se riesce a guidare da sé, dover parcheggiare lontano dai punti piacevoli può essere privo di ogni soddisfazione. Insomma tanto vale stare a casa;
  2. in molti parchi, giardini, ecc., pubblici o aperti al pubblico, di fatto c’è il divieto d’accesso ai disabili privi di adeguato assistente personale o di adeguata carrozzina elettrica;
  3. considerazioni analoghe valgono per quanto riguarda le varie feste, sagre ecc. Nel senso che, per chi ha talune difficoltà, pur con la capacità di guidare l’auto, senza adeguata assistenza personale può essere praticamente impossibile concedersi una giornata o alcune ore di svago e di riposo nelle varie feste e sagre. Questo perché la quantità di persone, che di solito è presente a queste iniziative, impedisce materialmente di avvicinarsi con l’auto ai punti di maggiore interesse;
  4. parimenti le persone con disabilità hanno minori possibilità di godersi la natura perché gli ambienti naturali accessibili sono pochissimi rispetto al totale, il che viene aggravato notevolmente, e spesso in maniera decisiva, dalla mancanza di assistenza personale;

Uno dei primissimi problemi da affrontare è l’accessibilità dell’alloggio (appartamenti, alberghi, campeggi agriturismi ecc.), e qui si possono incontrare le prime, e spesso prevalenti, difficoltà. Infatti gli alloggi accessibili di solito sono pochi, e molto spesso costano di più.

Un ulteriore problema è dato dal fatto che non poche volte l’accessibilità non è indicata, per esempio in molti viaggi organizzati oppure negli scambi di alloggio. A questo va aggiunto, spesso ancora più importante, il fatto che l’indicazione dell’accessibilità, anche la dove esiste, risolve ben poco.

Prima di tutto perché spesso l’accessibilità è realizzata male o solo per modo di dire. In secondo luogo perché l’accessibilità cambia a seconda delle difficoltà del soggetto, per cui un alloggio accessibile per chi ha certe difficoltà può non esserlo per chi ne ha altre.

Anche nel migliore dei casi nella realtà dell’alloggio prescelto l’accessibilità non è quasi mai piena e ottimale per il disabile, che in vacanza deve quasi sempre fare delle rinunce in termini prima di tutto di libertà personale. Questo è un grosso elemento di discriminazione Infatti, di solito, chi appare normodotato, quando va in vacanza più o meno riesce ad avere certe comodità, o comunque è sicuramente costretto a meno rinunce, in termini di libertà personale, rispetto a chi è costretto a vivere da disabile.

Un altro problema, che si trova ad affrontare il “disabile”, è l’accessibilità dell’ambiente circostante. Nel senso che il “disabile” l’alloggio “accessibile” lo deve trovare in un ambiente circostante che sia come minimo ”accessibile”. Cioè a dire, ad esempio, se il disabile desidera andare al mare, non solo deve trovare l’alloggio accessibile a costi accettabili, ma deve anche trovarlo in un posto dove le spiagge e il mare siano in qualche modo accessibili. Oppure, se il disabile desidera andare in montagna, deve sobbarcarsi anche l’ardua impresa di trovare l’alloggio “accessibile” in un posto in cui ci siano percorsi accessibili. E così altrettanto se il disabile vuol visitare una qualche città. E’ anche necessario affrontare il problema di come spostarsi nella/e località dove si intende fare la vacanza. In particolare è necessario verificare se i mezzi di trasporto pubblico sono accessibili, se l’ambiente circostante è accessibile.

Oltre alle maggiori difficoltà esaminate fino ad ora il “disabile” deve affrontare il problema dei costi della vacanza con molta più attenzione di tanti che appaiono normodotati. Questo per almeno tre motivi:

  • molto spesso chi è costretto a vivere da disabile ha una situazione economica più difficile di chi appare normodotato;
  • come si è rilevato più sopra, quasi sempre le vacanze accessibili per tutti (cioè senza barriere) costano di più del minimo che si può spendere per fare una vacanza accessibile solo per chi appare normodotato;
  • molto spesso chi è costretto a vivere da disabile deve pagare il vitto, l’alloggio e il viaggio anche per chi lo aiuta, soprattutto se si tratta di un assistente personale;
  • in quest’ultimo caso, cioè di assistenza personale, di regola il disabile deve pagare anche la retribuzione per l’assistente.

Eppure non v’è dubbio che, se si riesce a trovare un contesto con una determinata accessibilità, per molte persone può essere anche possibile fare vacanze pienamente soddisfacenti in maniera autonoma, e vivere momenti di riposo e di relax con i propri affetti o nel modo che si preferisce.

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